Titolo: Io sono l’abisso
Autore: Donato Carrisi
CE: Longanesi editore
Genere: Thriller
Pagine: 382
Prezzo copertina: 22.00
Trama
Sono le cinque meno dieci esatte. Il lago s’intravede all’orizzonte: è una lunga linea di grafite, nera e argento. L’uomo che pulisce sta per iniziare una giornata scandita dalla raccolta della spazzatura. Non prova ribrezzo per il suo lavoro, anzi: sa che è necessario. E sa che è proprio in ciò che le persone gettano via che si celano i più profondi segreti.
E lui sa interpretarli. E sa come usarli. Perché anche lui nasconde un segreto.
L’uomo che pulisce vive seguendo abitudini e ritmi ormai consolidati, con l’eccezione di rare ma memorabili serate speciali.
Quello che non sa è che entro poche ore la sua vita ordinata sarà stravolta dall’incontro con la ragazzina col ciuffo viola. Lui che ha scelto di essere invisibile, un’ombra appena percepita ai margini del mondo, si troverà coinvolto nella realtà inconfessabile della ragazzina. Il rischio non è solo quello che qualcuno scopra chi è o cosa fa realmente.
Il vero rischio è, ed è sempre stato, sin da quando era bambino, quello di contrariare l’uomo che si nasconde dietro la porta verde.
Ma c’è un’altra cosa che l’uomo che pulisce non può sapere: là fuori c’è già qualcuno che lo cerca. La cacciatrice di mosche si è data una missione: fermare la violenza, salvare il maggior numero possibile di donne. Niente può impedirglielo: né la sua pessima forma fisica, né l’oscura fama che la accompagna.
E quando il fondo del lago restituisce una traccia, la cacciatrice sa che è un messaggio che solo lei può capire. C’è soltanto una cosa che può, anzi, deve fare: stanare l’ombra invisibile che si trova al centro dell’abisso.
Recensione
Non c’è niente da fare: Carrisi non delude mai. Anche questa volta non ha fallito nel tenermi incollata alle pagine, nell’invogliarmi a continuare la lettura e nel farmi amare ogni singolo capitolo.
“Io sono l’abisso” racconta la vita di tre personaggi: la ragazza dal ciuffo viola, l’uomo che puliva e la cacciatrice di mosche, i cui nomi non verranno mai svelati. Più volte in effetti Carrisi omette qualche aspetto importante nei suoi libri, come i nomi in questo caso, con l’intento di aumentare il mistero nella storia. La vita di ciascun personaggio appare come separata da quella degli altri eppure, ad un certo punto della storia, le vite dei tre si intrecceranno, andando a creare una storia piuttosto complessa.
Anche in questo libro, come nella maggior parte degli altri dell’autore, molti personaggi sono bambini: oltre ad aumentare il dispiacere nei loro confronti quando sono vittime di qualche evento violento, provoca nel lettore un’ansia elevata nel pensare alla vita rovinata del bimbo a causa di un passato burrascoso ed instabile, che provocherà delle conseguenze anche in età adulta, perchè si sa: dall’infanzia scaturisce chi siamo.
Lo stile di scrittura è scorrevolissimo, caratteristica che riscontro sempre nei suoi libri. L’unico appunto che ci tengo a fare, riguarda alcuni termini troppo ricercati: sembra quasi che l’autore voglia assolutamente inserire delle parole più “altolocate“. Non sono mai riuscita a comprenderne la motivazione considerando che, l’unica conseguenza del loro utilizzo, è l’esser considerate fuori luogo.
Carrisi è particolarmente bravo nell’invogliare il lettore a continuare a sfogliare le pagine, in particolar modo inserendo un assaggio di un colpo di scena al termine di ogni capitolo, obbligando a leggere anche il successivo per capire interamente l’accaduto.
Credo di aver perso il conto delle volte che ho reagito con “Oh mio Dio” dopo ogni pagina che leggevo: è straordinario come Carrisi sia riuscito ad intrecciare storie apparentemente così diverse, in un modo così preciso ed entusiasmante.
Il finale? A dir poco fantastico. Ok, lo ammetto, ci sarei potuta arrivare alla soluzione, e ad un tratto ero arrivata anche molto vicina, ma senza riuscire ad afferrarla senza che me la presentasse l’autore. Finale scioccante, favoloso, che ha permesso di terminare la storia nel migliore dei modi.
La ciliegina sulla torta? La frase al termine del libro:
“Le storie di questa storia sono ispirate a fatti realmente accaduti” …. ed è subito un brivido!